News dai Media

SECOLO XIX:

"Operazione Titanio
di Franco MANZITTI del 1 febbraio 2013

"Operazione Titanio, Burlando apre la porta"
di Giuliano GNECCO dell'1 Febbraio 2013
Dichiarazioni di:
  • Claudio BURLANDO - Presidente della Regione Liguria

"Un Klondike sul Beigua? Valutare con attenzione" 
di Emanuele ROSSI del 2 febbraio 2013
Dichiarazioni di:
  • Alessandro BERTA - direttore dell’Unione Industriali
  • Angelo VACCAREZZA  - presidente della Provincia (ex ForzaItalia)
  • Luciano PASQUALE - industriale
  • Fabio ATZORI - amministratore delegato di Demont

"Batteremo il pericolo AMIANTO" di Giuliano GNECCO del 3 febbraio 2013
Dichiarazioni di:
  • Domenico ANDREIS della SAI GLOBAL
  • Gabriella MINERVINI - direttore generale della Regione
  • Luigi GRILLO  - senatore PDL)  

LA STAMPA (edizione di Savona)

"Nessun Vantaggio dal Titanio" di autore n.f.de 4 febbraio 2013
Associazioni ambientaliste si schierano contro

COMUNE-INFO

da http://comune-info.net/2013/02/il-parco-del-titanio/
A poche decine di chilometri da dove riposa Sandro Pertini, in uno dei siti ambientali più importanti ed interessanti della Liguria, il Parco Naturale del Monte Beigua, potrebbero convergere gli interessi dell’industria mineraria di mezza Europa. Oltre 400 milioni di tonnellate di titanio, sotto un’oasi naturalistica riconosciuta di interesse regionale da una legge del 1996. Un deposito che farebbe gola a chiunque e conosciuto da oltre cinquant’anni da chi opera nel settore, al punto che Piampaludo, dal nome di uno dei paesi che si arrampicano sulla collina, fu citato persino nelledizione del 1991 del Geology of Titanium-Mineral Deposits, pubblicazione della Geological Society of America dove si sottolineava come il Rutilio (l’ossido di titanio) contenuto là sotto fosse considerato di categoria B, cioè di possibile grande importanza per il prossimo futuro. E, comunque, «un deposito di importanza mondiale».
Così come i geologi, se n’erano accorte anche le imprese. Un’interrogazione parlamentare del maggio del 1996 presentata da Alessandro Repetto denunciava il rischio che grandi attori globali, come la multinazionale mineraria Du Pont De Nemours, fossero disposti a rilevare i diritti di estrazione. Con buona pace del patrimonio naturalistico e dell’amianto che, assieme al titanio, giace nelle viscere del Parco. Un assalto alla diligenza che si fermò il 24 ottobre 1996, nella Prefettura di Savona, con il no decretato dalla Conferenza dei Servizi.
Sono passati più di sedici anni ed ecco che il titanio ligure torna a far parlare di sé. Una nuova proposta di estrazione, una cava che dovrebbe creare un monte di soldi, svuotando una collina. «Nel 1996 la conferenza dei servizi disse di no per tutta una serie di motivazioni, che riguardano soprattutto l’impatto ambientale e la presenza di amianto sulla montagna» ricorda Gabriella Minervini, direttore generale della Regione Liguria, in una dichiarazione al Secolo XIX del 3 febbraio. «Quel progetto è morto, c’è una pietra tombale sopra. Qualsiasi possibilità di estrazione e sviluppo deve essere assolutamente compatibile con l’ambiente: si possono e si devono discutere nuove proposte, ma se non sono compatibili con l’ambiente saranno inaccettabili e diremo di no».
Non è un «no» deciso, ma circostanziato alla tipologia di progetto e di proposta. Che puntualmente è arrivata per mano di Domenico Andreis, ingegnere, ex dirigente del Rina, il Registro Navale Italiano, ed attuale Amministratore delegato della Sai Global, uno dei principali enti di certificazione al mondo. E’ stato lui a presentare il progetto in Regione, come dichiarato ai media locali, «presentai il progetto allallora assessore Giovanni Battista Pittaluga fra il 2009 e il 2010 per conto della Golder Associates per la quale lavoravo all'epoca» ha chiarito a Il Secolo XIX. «Entrambe le società (la Golder e la Sai) potrebbero essere coinvolte, nei rispettivi campi [...]».
La Sai Global nel proprio sito internet dichiara, tra le altre cose, di essere accreditata per la certificazione dei Sistemi di Gestione Ambientale sia Iso 14001 che per la verifica esterna dei Report Ambientali. Un lavoro che dovrebbe essere svolto con la garanzia della terzietà e dell’indipendenza. Ma il progetto è stato proposto dallo stesso Andreis, «parliamo dello sfruttamento stimato di 40 milioni di tonnellate di minerale, che ha un valore di mercato di 20 euro al chilo», un valore stimato tra i 600 e gli 800 miliardi. Con un ricavo ipotetico per la Regione Liguria di 500 milioni di euro all’anno, elemento che ha permesso al presidente Burlando di non chiudere la porta. Almeno per ora.
Chi potrebbe essere l’azienda coinvolta, ancora non è chiaro. Voci riferiscono di un possibile accordo con la compagnia norvegese Nordic Mining, ma non ci sono né conferme né smentite. La cosa certa è che alla porta della Regione ha per ora bussato un ente di certificazione, e questo basterebbe per far tenere gli occhi aperti sugli sviluppi della faccenda. Come stanno del resto facendo le organizzazioni ambientaliste liguri, da Legambiente al Wwf ad Italia Nostra che chiedono chiarimenti in Regione, «abbiamo già la nostra costa devastata da cave e cemento, a questo punto la vera miniera» sottolinea Santo Grammatico, presidente regionale di Legambiente Liguria, «è quel territorio riconosciuto persino dall’Unesco come sito geologico e naturalistico di importanza mondiale. Il lavoro svolto dal Parco in questi anni dimostra come sia possibile un vero sviluppo armonico del nostro entroterra, per questo chiediamo a Burlando di chiudere definitivamente la questione senza ulteriori tentennamenti».
Lo stesso Comune di Urbe, tra i centri abitati coinvolti dall'eventuale miniera, che ha precisato che «ad oggi, non è pervenuta, nella maniera più assoluta alcuna benché minima informazione né dalla Regione Liguria né da altre fonti». E di come sia stato «immediatamente chiesto un appuntamento urgente all'assessora regionale all’ambiente, in modo da poter fornire alla popolazione residente e turistica le opportune e corrette informazioni».
L’assessora regionale, Renata Briano, a Comune-info dice di essere orientata a fare luce sulla questione «c’è stato un semplice accenno in giunta, ma nulla di più. Il resto lo sono venuta a sapere dai giornali. La prossima settimana incontrerò il presidente della Regione – conclude l’assessora – per avere maggiori informazioni su una situazione molto delicata che riguarda aspetti ambientali di primaria importanza». Il presidente della Regione Burlando si è affidato a Twitter nel tentativo, non riuscito, di chiarire. «Leggo che il comune di Urbe è infuriato con la Regione. Io non ho mai sentito nessuno. Ho solo detto: se mi cercano li ascolterò».
Un caso costruito sul nulla o rischio reale di assalto ad una, vecchia e ricca, diligenza? Per ora le cose certe sono poche e poco rassicuranti: un ente di certificazione che presenta progetti di estrazione mineraria, un’assessora all’ambiente che non ne sa nulla e un presidente della Regione che non chiarisce su Twitter.

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